Marco osservo' i volti scarni e consumati dei cadaveri che continuavano a battere contro le spesse vetrate,a volte provava pena per quelle persone,per quanto odiasse quelle "cose" non poteva non pensare che erano stati esseri umani come lui... un tempo...ma quello non era il momento di fare riflessioni sulla vita/morte degli zombi,era il momento di filare via,e alla svelta.
Penso' velocemente ad'un piano e lo mise in atto senza indugiare un solo minuto,cammino' veloce nelle stanze che si trovavano dietro le vecchie casse, che nel mondo di prima servivano per l'accoglienza dei clienti,li il piccolo gruppo di sopravvissuto aveva sistemato degli zaini per un'uscita precipitosa dal rifugio,ogni zaino conteneva un'arma bianca,a volte poteva essere un coltello,o un lungo cacciavite,insomma quello che si era riusciti a recuperare e che per aprire o bucare qualche testa andava piu' che bene poi due bottiglie da mezzo litro d'acqua,e due contenitori con all'interno carne secca,non era molto,e visto che di altri sopravvissuti sembrava non essercene piu' si prese le scorte d'acqua e di cibo da altri due zaini,non voleva viaggiare pesante,se mai fosse riuscito ad'uscire di li,ma non voleva nemmeno morire di fame dopo un paio di giorni,controllo' la taurus,sostitui' il caricatore e si preparo' a scavalcare la piccola montagnetta di corpi che aveva creato poco prima.
Supero' l'ostacolo senza troppa fatica,e sosto' sul primo scalino curvo,si aggrappo' al corrimano,come se avesse paura di poter scivolare di sotto e perdere il controllo della situazione,e cerco' di aprire le orecchie alla ricerca di qualsiasi rumore,ma al piano di sotto sembrava tutto tranquillo,il massacro era finito,gli zombi avevano avuto la loro razione di cibo,mentre gli esseri umani avevano avuto la loro dose di terrore allo stato puro,morire divorati deve essere una morte che nemmeno l'inquisizione nella sua atroce follia avrebbe potuto usare come forma di tortura,o per dare la morte,cerco' di non farsi prendere dalla paura e dalla paranoia e incomincio' la discesa verso il suo inferno.
La luce al piano di sotto era saltata in alcuni punti,probabilmente per via di colpi sparati e non andati propriamente a segno sul giusto bersaglio,mentre camminava nell'unica direzione possibile per uscire da quel posto vide delle gambe distese lungo a terra,i piedi si muovevano,erano di una donna,cammino' piano e il piu' silenziosamente possibile,i neon colpiti dai proiettili mandavano deboli scariche elettriche mentre altri funzionavano ad'intermittenza,una grossa scrivania occultava il resto del corpo,Marco fece due passi veloci e la scena che vide gli gelo' il sangue,almeno cinque cazzo di zombi stavano mangiando le interiora della donna che avevano salvato durante un'uscita per procurarsi del cibo,ricordava ancora le parole che proprio lui gli aveva detto all'arrivo al rifugio "questa sara' la tua nuova casa,non dovrai piu' preoccuparti di nulla ora" si senti' quasi in colpa,ma doveva approfittare della distrazione dei cadaveri,cerco' di superare quei due metri sussurrando tra se' e se' "ho bisogno di un colpo di culo,uno solo,uno solo" ma le sue speranze andarono del tutto a puttane quando senti' un lamento spaventoso proprio dietro le sue spalle.
Lo zombi si lancio' verso di lui,ma dalla taurus usci' un colpo che ricaccio' indietro quel corpo con un buco all'altezza dell'occhio sinistro,poi Marco si giro' e incomincio' a correre non facendo piu' attenzione a non fare baccano,ormai era stato scoperto e una particolarita' degli zombi era la caccia di gruppo,non importava se erano distratti da qualsiasi cosa,come uno di loro inseguiva carne fresca gli altri lo imitavano.
Correva e vedeva avvicinarsi la porta dalla quale,non si sa' come,i morti erano entrati,"ancora pochi metri,solo pochi metri"e d'improvviso quei metri finirono e si trovo' fuori,istintivamente richiuse la porta dietro di se',annuso' l'aria fredda di dicembre,recupero' ossigeno e senza perdere altro tempo s'incammino' verso la notte che incominciava a prendere il posto del giorno.
Autore: David Randino
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