venerdì 4 ottobre 2013

"SONO ARRIVATI" (04)

Mike e Roberto in pochi minuti stavano vivendo emozioni e situazioni che mai, nella loro intera vita, avevano vissuto. In qualche modo erano riusciti a scappare da ben due attacchi da parte degli infetti e si erano rifugiati all’interno di un vicolo che li avrebbe portati ad un cortile molto grande circondato da alcuni palazzi. La loro intenzione però non era quella di nascondersi ma di oltrepassare quel tratto per poi tornare in strada e riprendere il cammino verso la centrale di polizia.

< Bene - Disse Mike - Oltre questo vicolo c’è sicuramente una zona comune a questo gruppo di palazzi, parlo di quel cortile enorme oltre il cancello che abbiamo superato prima, però… >

Mike si bloccò per qualche istante e Roberto disse:

< Però cosa? >

< Però è rischioso, se è pieno di quei cosi non so se riusciremo a superarli, proviamo ad addentrarci in questi vicoli e andare dall’altro lato, alla fin fine è uguale no? Dobbiamo tornare in strada. >

Roberto sorrise e disse:

< Già, fortunatamente ci sei tu, non ti facevo così lucido in una situazione del genere. Scusami per prima se ti ho incolpato per esserti scagliato con la macchina addosso agli infetti…è che io…mia moglie…tutto questo è assurdo… > Roberto sembrò stesse per piangere e Mike immediatamente disse:


< Ehi! Non provare a piagnucolare o ti cavo gli occhi con l’ascia! Dobbiamo solo pensare a salvarci e ad arrivare alla centrale. Mia moglie dev’essere lì, ne sono certo! Sarà viva! >

< Scusa, hai ragione. >

I due amici camminarono per qualche metro all’interno di quel vicolo e prima di sbucare nel cortile presero una stradina verso destra per cercare una viuzza che li avrebbe portati sulla strada. Dopo aver corso per una ventina di secondi, in uno di quei vicoli videro un ragazzo sporco di sangue con in mano una mazza da baseball. Immediatamente Mike si mise in posizione d’attacco e Roberto puntò il fucile verso il nemico. Subito dopo però il ragazzo vedendoli gridò:

< Fermi fermi fermi! Non sono uno di quei cosi! >

< Miracolo, qualcuno non è ancora impazzito! > Disse Roberto.

Il ragazzo si avvicinò e disse:

< Mi chiamo Giò e abito nelle vicinanze, sto cercando di… >

< Oh cazzo! > Gridò di colpo Mike.

A circa 5 metri alle spalle del ragazzo, da uno dei vicoli sbucò un infetto che cominciò a dirigersi verso i tre uomini. Istantaneamente Giò scattò verso l’infetto e con due precisi e netti colpi al cranio debellò totalmente la minaccia. Il sangue schizzò sia sulle mura vicine sia addosso al ragazzo.

< Senza paura eh? > Disse Mike. Poi Giò si voltò verso i due amici e, mostrando il suo volto e il petto totalmente insanguinati disse:

< Ora sapete perché sono così sporco…Comunque, sbrighiamoci, se quello ci ha sentito, ci hanno sentito anche gli altri. Ci conviene nasconderci, seguitemi! >

Il ragazzo scattò verso il cortile.

< Aspetta! - Gridò Roberto - Potrebbe essere pieno di infetti! >

Poi però Giò si fermò ad una saracinesca presente poco prima di affacciarsi al cortile e prese dalla tasca delle chiavi cominciando quindi ad aprirla.

“Meglio così” Pensò Roberto.

I tre uomini entrarono in quello che sembrava un piccolo magazzino.

Giò chiuse l’unica entrata, accese la luce e lasciandosi cadere in terra per sedersi disse:

< Nonostante come ho detto prima abito nelle vicinanze, in uno di questi palazzi, mi ci sono volute due ore per raggiungere questo magazzino; penso siano passate due ore, l’orologio si è fermato quindi non ne ho la certezza, ho sbattuto contro un palo mentre scappavo da uno di loro. Prima li hai chiamati infetti vero? > Giò pronunciò le sue ultime parole rivolgendosi a Roberto che rispose dicendo:

< Sì. Abbiamo incontrato dei militari che li hanno chiamati così, hanno detto che dovrebbe essere una malattia. >

Giò tacque per qualche istante e disse:

< Dormivo. Di colpo mi sono svegliato perché ho sentito delle forti grida provenire dal piano di sopra, sicuramente uno di loro la stava mordendo, avrà sofferto molto, ha gridato per almeno un minuto…non ci credo…sono arrivati. >

Roberto alzò il sopracciglio sinistro e disse:

< Arrivati? Chi è arrivato? >

< I militari non hanno capito niente e non sanno niente, quelli non sono infetti. Sono Zombie…>

Mike e Roberto restarono sconcertati.

Giò, vedendo la reazione delle due persone che aveva davanti continuò dicendo:

< Immagino come vi sentiate, ma c’è poco da fare, meglio saperle subito certe cose quindi vi dico che le regole al momento sono due. Prima di tutto per ammazzare definitivamente queste creature bisogna spararle alla testa o comunque distruggergli il cervello con una mazza o altre armi e, cosa importantissima, non bisogna farsi mordere. >

Immediatamente Mike disse:

< Perché? >

< Perché poi si diventa come loro…Comunque, sono voluto venire in questo magazzino perché essendo di mio nonno che ha una fissa con le guerre, da sempre è rimasto in allerta per una brutta situazione e in questo magazzino ha tenuto a disposizione cibo, acqua, un generatore di corrente e un dissalatore…Questo è l’unico posto sicuro. >

Per qualche secondo, nessuno parlò, poi Giò disse:

< Che ne dite di mangiare e bere un po’? Come vedete sugli scaffali c’è molto a disposizione, prendete pure, è cibo in scatola ma è buonissimo! >

Roberto e Giò presero qualcosa da mangiare mentre Mike disse:

< Roberto, prendi qualcosa anche a me… > Per poi sedersi per terra, sembrava stanco.

Passarono alcuni minuti e per i tre uomini fu un momento di felicità pura se paragonati alle esperienze appena vissute. Roberto fissò per alcuni secondi Giò e notò che indossava una tuta da palestra con scarpe da ginnastiche in tela e disse:

< Hai detto che dormivi, eri in tuta? >

< Ahahah no, essendo un tipo timido, anche se non sembra, mai e poi mai sarei uscito in pigiama quindi d’istinto la prima cosa che ho fatto dopo aver capito che stava succedendo qualcosa è stato di vestirmi. >

< Capisco > Disse Roberto. Subito dopo Mike con voce un po’ tremante quasi a fatica, e tossendo due volte, disse:

< Buon per te, ma purtroppo noi dobbiamo andare altrove, mia moglie è di turno alla centrale di polizia quindi adesso dobbiamo… > Un rumore improvviso bloccò le parole dell’uomo. Il vetro di una piccola finestra presente sul retro del magazzino si ruppe.

< Merda! Stanno cercando di entrare! > Disse Giò.

< Ma non doveva essere a prova di guerra questo posto? - Disse Roberto - Le finestre non dovrebbero essere anti proiettile?! >

Giò furioso disse:

< Mio nonno, quando lo vedo, se lo vedrò ancora, lo ammazzerò! >

I tre uomini cercarono di trovare qualcosa per sigillare la finestra ma si capì da subito che gli zombie erano troppi e c’era una sola cosa da fare.

< Credo sia meglio tornare fuori…> Disse Giò.

Il ragazzo aprì l’entrata del magazzino e notò che da quel lato non vi erano Zombie ma a breve sarebbero sicuramente arrivati per cui disse:

< Seguitemi, usciremo sulla strada principale. Scavalcheremo il muretto! >

I tre uomini scattarono all’interno del vicolo e si ritrovarono nel grande cortile. Lì videro molti Zombie intenti a mangiare altri corpi di persone stese in terra. L’enorme cortile diede modo ai tre uomini di riuscire a passare dall’altro lato senza che gli Zombie avessero modo di colpirli o di raggiungerli subito; infatti, anche se i gruppetti erano molti, fra di loro vi era molto spazio dove poter correre liberamente. Durante la corsa Roberto notò che Mike cominciava ad accusare i primi sintomi di stanchezza.

< Mike, capisco la stanchezza per uno come te non abituato a fare cose sportive ma se ogni tre lunghi passi ti fermi rischiamo grosso. >

< Hai ragione ma…>

< Ma cosa? > Disse Roberto.

< Credo di stare male…ho la febbre…mi fanno male le ossa…è sempre così quando sono febbricitante. >

Roberto si avvicinò a Mike e lo prese sotto braccio per aiutarlo.

< Grazie amico > Disse Mike.

I tre giunsero dall’altro lato e fra loro e la strada principale vi era un muretto alto due metri.

< Dai qua… > Disse Giò prendendo l’ascia di Mike. Il ragazzo cominciò a colpire il muro creando dei buchi, in essi mise il piede destro e vide che aveva una buona presa.

< Ottimo, mentre creo questi buchi cercate di non farci ammazzare… > In quel momento Giò indicò alcuni Zombie che si avvicinavano.

< Merda! > Gridò Roberto. Poi Mike disse:

< Dammi il fucile, tu usa la mazza di Giò su quelli che non riesco a colpire in tempo prima che ci arrivino addosso così, in caso si avvicinano troppo e io sono intento a sparare ad altro, ci pensi tu. >

Il piano di Mike creato in un istante era indubbiamente la cosa migliore e Roberto passò il fucile a Mike e prese la mazza da baseball che Giò aveva lasciato per terra. Mike cominciò a sparare e molti dei suoi colpi andarono a segno ma colpire sempre alla testa era difficile e gli zombie si rialzavano.

< Non ti preoccupare Mike, va bene così, li stiamo rallentando, è solo questo che dobbiamo fare. > Disse Roberto. Poi proseguì dicendo: < Ecco altre munizioni > E gli passò alcune cartucce.

Moltissimi altri zombie però da lontano cominciarono ad avvicinarsi e Giò, che di tanto in tanto si voltava per vedere la situazione, disse:

< Ho finito, non preoccupatevi! >

Il ragazzo riuscì a scavalcare, Roberto lanciò oltre il muro la mazza e cominciò a scalare.

“Non male” Pensò.

< Dai Mike, basta sparare, vieni! >

Mike vide Roberto in cima, gli passò il fucile e cominciò anche lui a scalare ma sembrava non essere molto attivo. Così Roberto, che si trovava a cavalcioni in cima al muro, si abbassò il più possibile e tirò su l’amico. Dopo pochi instanti tutti e tre gli uomini l’avevano scampata ma voltandosi verso la strada notarono il solito scenario non molto piacevole.

< Che casino… > Disse Roberto.

< Fateci l’abitudine, ormai il mondo è nella merda! > Disse Giò.

Mike non fiatò e si piegò in avanti per la stanchezza. Roberto vedendo la fatica dell’amico disse:

< Dai, la centrale è da queste parti mi pare no? Non puoi mollare! >

Mike sorrise e tornando in posizione eretta disse:

< Hai ragione, un po’ d’influenza e di stanchezza non mi fermerà. >

Giò subito dopo disse:

< Prima hai detto che dovete andare alla centrale. Non è lontana, conosco questa zona come le mie tasche. Dovremmo però passare da alcune stradine che potrebbero crearci dei problemi. >

< Come mai vuoi venire con noi? > Chiese Roberto.

< Be’…il magazzino è inutilizzabile, non saprei dove andare, vorrei uscire dalla città ma senza armi è impossibile quindi la centrale di polizia avendo anche l’armeria è la scelta migliore! >

< Perfetto > Disse Mike.

Il gruppo cominciò a correre. Destinazione: la centrale della polizia.

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Scritto da Domenico Losacco su idea di Gino Paolino

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