venerdì 4 ottobre 2013

"SONO ARRIVATI" (02)

Stava succedendo qualcosa e Roberto lì per lì non capiva, continuava a premere sul collo della moglie ma quando capì che il sangue non usciva più e la moglie lo guardava con strani occhi, lasciò la presa. Fortunatamente per lui, non lasciò la presa tutta di colpo ma delicatamente, questo gli permise di salvarsi; infatti di colpo la moglie alzò le braccia e le mise attorno al collo dell’uomo che immediatamente strinse ancora una volta la presa e tenne a distanza la donna che continuava, con strani versi, a tentare di avvicinarsi al suo collo.

“Ma che sta facendo? Vuole mordermi? Tutto questo…tutto questo non ha senso…”

Roberto aveva finalmente capito che quella, la donna che per anni aveva amato, stava cercando di ucciderlo ma lui non poteva farlo, così, usando tutta la sua forza, mentre era sopra di lei, la sbattette sul pavimento usando le braccia per tenere ferma la parte superiore del corpo e con una gamba bloccò quelle della donna; nel mentre la trascinò verso il ripostiglio che si trovava a pochi metri da lui.

< Che stai facendo! Cosa ti è successo! Dannazione! >


Roberto continuava a piangere, con mena foga ma piangeva ancora, quei pochi secondi in cui trascinò la moglie per quei metri di pavimento furono molto duri per lui; questo però non gli impedì di riuscire nell’intento e, fortuna volle, la porta del ripostiglio era aperta quindi un metro prima di raggiungerla sollevò la moglie tenendola bene a distanza, la spinse molto forte nella piccola stanza per poi immediatamente chiudere la porta. La chiave per la chiusura si trovava all’interno per cui l’uomo rimase dietro la porta mantenendo la maniglia ben chiusa e notò che la moglie non faceva altro che sbattere sulla porta ma non tentava d’aprirla, infatti non sentiva nessun tipo di controforza sulla maniglia. In questo modo potè un attimo lasciare la presa sulla porta e sposto il piccolo ma massiccio comodino che si trovava lì vicino sigillando il ripostiglio.

“Questo dovrebbe bastare…” Pensò.

In quei pochi attimi Roberto non fece altro che sopravvivere e ci riuscì, poi capì che sua moglie era impazzita, che l’aveva spinta con tutta la sua forza per rinchiuderla dentro una piccola stanza. L’uomo, molto sensibile, continuava a piangere e si inginocchiò. Aveva voglia di gridare ma, per quanto sensibile fosse, Roberto era anche un tipo molto nervoso e soprattutto, l’essersi sempre comportato come un angioletto durante la sua vita lo costrinse a tenere dentro quella rabbia che tutte le persone si ritrovano nel loro piccolo; quello, era il momento di farla esplodere.

Di colpo le lacrime si fermarono, Roberto si avvicinò all’uomo in cui aveva conficcato l’ascia nel cranio e la riprese, del sangue schizzò sul soffitto ma a Roberto poco importava; si diresse in camera da letto, aprì l’armadio, si abbasso verso una lunga valigetta e l’aprì. All’interno vi era un fucile ereditato dal padre che amava la caccia ed in quel’istante si ricordò di quando da bambino il padre cercava d’insegnargli a sparare. Prese tutte le cartucce e singolarmente se le mise sia nella tasca dei pantaloni sia in quelle della camicia per poi dirigersi fuori.

“Bene, adesso spacco tutto”.

Roberto non era più in se, non sapeva cosa stava succedendo eppure voleva fare qualcosa, la rabbia in lui era altissima ma accadde qualcosa che lo fece lentamente riprendere. In lontananza sentì qualcuno che lo chiamava: era Mike, il vicino di casa.

< Mike! Mia moglie…mia moglie è… >

Mike, che intanto correva verso di lui lo bloccò dicendo: < Roberto! Poco fa una donna che non ho mai visto ha cercato di uccidermi, voleva mordermi al collo! Che cazzo sta succedendo? Perché hai un fucile e un’ascia in mano?! >

Roberto in breve, e molto a malo modo, raccontò cos’era successo e Mike capì lo stato d’animo del vicino. Subito dopo disse: < Ti prego, so che non sono un vicino perfetto ma ti prego, mia moglie oggi ha il turno di notte in centrale, la sto chiamando ma non risponde, devo andare da lei ma ho paura d’incontrare altri pazzi come quella che voleva uccidermi, non ho armi non ho nulla. Aiutami! >

La moglie di Mike era una poliziotta e quella notte era di turno, Roberto non potè non capire la situazione del suo vicino così, mise da parte la sua rabbia e disse:

< D’accordo. Prendi questa… > Roberto passò l’ascia a Mike e continuò dicendo:

< Sento che sta succedendo qualcosa, dobbiamo solo scoprirlo e intanto andare da tua moglie. Macchina tua o mia? >

Mike sorrise e disse: < Grazie… Be’, direi di prendere la mia, ho la macchina migliore visto che sono più ricco no? >

Roberto per un attimo sorrise ma non ce la faceva proprio a non pensare a sua moglie, però capì che nonostante Mike fosse preoccupato per la sua donna, cercava di sdrammatizzare e farlo sentire meglio, così capì che fu una fortuna uscire dal paese assieme al suo vicino, persona che forse non era così tanto male come credeva.

I due si misero in macchina e presero la strada per dirigersi in città. Nessuno dei due proferì parola, c’era poco da dire. D’un tratto Mike, che era alla guida, rallentò e disse:

< Guarda, lì sulla destra, poco più avanti…>

Proprio sotto un palo della luce che illuminava la strada, due figure stavano mangiando una terza, due uomini su di una donna.

< Dio mio… > Disse Roberto. Poi continuò dicendo: < Fermati, li faccio fuori! >

Mike si fermò, Roberto scese e si diresse lentamente verso la meta ma d’un tratto, qualcosa lo toccò sulla spalla destra; d’istinto l’uomo si girò e sparò. Il colpo colpì l’ennesima strana figura in pieno petto.

< Attento Roberto! Si sta rialzando! > Disse Mike uscendo dalla macchina.

Roberto molto sorpreso sparò ancora, ed ancora, ma nulla, quella cosa continuava ad alzarsi, intanto i due che stavano mangiando la donna smisero di cibarsi e si diressero verso la macchina attirati dai colpi di pistola.

< Cazzo! Andiamo via! > Mike gridò e si rimise in macchina, stava quasi per partire senza aspettare l’amico che però, preso dalla paura nel vedere una persona rialzarsi dopo aver subito quei colpi di fucile, arrivò alla macchina in un battito di ciglia e disse:

< Premi! Premi su quel maledetto acceleratore come non hai mai premuto in vita tua! >

I due erano spaventatissimi, Mike nell’accelerazione prese sotto uno dei due che stavano mangiando la donna e il parabrezza si sporcò. Subito dopo Mike guardò lo specchietto retrovisore e vide l’uomo rialzarsi.

< Non è possibile…>

Roberto tacque, cominciava a non capirci più nulla.

I due in breve tempo risalirono la piccola collina che li avrebbe portati nell’ultimo tratto prima di raggiungere la citta e lì, quando in lontananza si cominciava a vedere per intero quasi tutta la città, qualcosa fece rallentare Mike che disse sottovoce:

< Dio mio…aiutaci tu… >

< Non credo Dio ci aiuterà…nemmeno lui può…> Disse Roberto.

La visuale che i due amici in quel momento si apprestavano a guardare era tutt’altro che bella. Molti elicotteri svolazzavano sulla città e le luci che solitamente la illuminavano non si vedevano perché il tutto era coperto dall’enorme luce creata dai vari fuochi molto alti provocati da chissà cosa. Molto fumo si alzava da quella che era una delle città più belle della regione e il vento molto forte non faceva altro che spostarlo verso nord alimentando il fuoco che prima o poi avrebbe raggiunto i boschi.

La situazione si stava complicando e Mike non fece altro che dire:

< La centrale, la centrale si trova dal lato in cui c’è il fuoco! Cazzo! >

< Premi sull’acceleratore e non preoccuparti… > Disse Roberto.

Gli zombie erano arrivati, ma come? Perché? E soprattutto: Roberto e Mike come avrebbero fatto a sopravvivere?

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Scritto da Domenico Losacco su idea di Gino Paolino

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