Roberto piangeva. Quello era l’unico suono che risuonava nell’aria.
In quel momento il tempo sembrò fermarsi, neanche Giò che fino a quell’istante era sempre stato un perfetto cacciatore di Zombie si preoccupò del fatto che quel pianto avrebbe attirato i nemici. Però, anche se l’avesse pensato, mai avrebbe potuto dire qualcosa. Roberto di colpo smise di piangere e guardò l’amico Mike per terra, Giò invece era rimasto immobile con la testa di Sara sulle gambe ed ogni volta che pensava di muoverla per provare a svegliarla si bloccava, sapeva che per lei sarebbe stata una situazione difficilissima quindi preferiva rimanesse incosciente. La donna però cominciò ad aprire gli occhi e Giò le prese il capo, poi la schiena e l’aiutò ad alzarsi ma mentre si alzava vide il corpo morto di Mike e si lasciò cadere di nuovo nella stessa posizione che aveva in precedenza.
< Mike… > Disse sottovoce allungando il braccio come per raggiungerlo, quel gesto le diede la forza di allungarsi e di strisciare verso Mike, lo guardò in volto e cominciò ad accarezzarlo per poi scoppiare a piangere. Dopo pochi secondi Sara vide Roberto e notò che il suo volto era pieno di lacrime accorgendosi di come l’uomo tolse immediatamente il suo sguardo da lei nel momento in cui si accorse di essere guardato, come per istinto, per vergogna di aver ucciso il marito. La donna si alzò, fece quei pochi passi che la separavano da Roberto e capendo ciò che era successo lo abbracciò e pianse più di prima. Roberto fu stretto da una forza che sembrava superare le braccia di una semplice poliziotta ma nella disperazione chiunque può diventare forte.
< Uccidimi pure se vuoi… > Disse Roberto che cercò di staccarsi da lei riuscendoci. Sara si voltò dall’altro lato e si inginocchiò verso Mike ma non lo guardò ne lo toccò. Roberto non capì che quell’abbraccio era un perdono, la sua frase dettata dal momento non aveva senso e Sara non le diede peso, in quel momento voleva solo capire perché tutto quello le stava succedendo.
Di lì in poi vi fu solo silenzio e soltanto dopo qualche minuto Giò lo ruppe dicendo:
< Dobbiamo muoverci. Qui non siamo al sicuro… >
Roberto e Sara tacquero, forse entrambi speravano che l’altro dicesse o facesse qualcosa. Sara si rialzò e con le dita si asciugò al meglio il volto dalle lacrime, si avvicinò a Roberto e disse:
< Guardami. > L’uomo la guardò e ogni istante che passava aumentava la sua voglia di scappare.
< Hai fatto bene > Continuò Sara < Avrei preferito morire insieme a lui ma capisco che per te sia stata la cosa giusta da fare… >
Roberto smise di guardarla spostando il suo sguardo alla sua destra e disse:
< Io… > Si fermò come per riflettere per poi guardarla di colpo e dire:
< Io farò qualunque cosa per salvarti! Eravamo venuti qui per questo e non ho alcuna intenzione di deluderlo, anche se quei bastardi se lo sono preso non mi arrenderò e se questo non ti va bene sappi che l’unico modo che avrai per morire e uccidere me. Non m’importa se mi odierai, non m’importa se vedendomi vedrai la sua morte, se vorrai sparirò dalla tua vita ma soltanto dopo averti salvato. >
Roberto arrossì, non sapeva perché aveva detto quelle cose e capì che forse in quel momento erano fuori luogo. Sara infatti era una bellissima donna dai capelli rossi e pelle bianchissima e poteva pensare che lui si stesse approfittando della situazione per prendere il posto dell’amico ma non era quello il caso, infatti lei riuscì a sorridere e disse:
< Va bene. Aiutami a distruggere quei bastardi. >
Giò sembrò euforico, era venuto alla centrale di polizia solo per prendere armi dall’armeria quindi disse:
< Il mio nome è Giò, ho aiutato lui e tuo marito a raggiungerti e l’ho fatto perché voglio assolutamente andare nell’armeria per fare scorte di munizioni e non solo! >
< Io sono Sara…seguitemi… >
La donna si voltò per incamminarsi nella direzione che l’avrebbe condotta all’armeria e rivide Mike, una piccola lacrima scese dal suo volto e Roberto disse:
< Prendiamolo e chiudiamolo nella stanza dove ti eri nascosta, non penso che quei cosi andranno in una stanza piccola dove non c’è nessuno. Quando tutto sarà finito lo verremo a riprendere. >
Sara annuì col capo e Giò aiutò Roberto a spostare il corpo.
Il gruppo, anche se era rimasto pesantemente colpito da quanto accaduto, continuò ad andare avanti cercando di farsi forza.
L’armeria si trovava abbastanza lontano da punto in cui erano e riuscire ad arrivarci senza problemi era impossibile; due Zombie infatti si diressero verso il gruppo. Giò scattò in avanti superando Sara e colpì prima il primo nemico, poi il secondo.
< Ehi! Non fare il figo…attento! > Disse Roberto.
Altri tre Zombie entrarono nel corridoio e Giò rimase un attimo immobile; Roberto quasi sorrise e si gettò addosso ad uno dei tre nemici riuscendo a mostrare a Giò che anche lui ormai era entrato nella situazione e sapeva difendersi tanto da ucciderne uno con un netto colpo senza problemi. Giò non demorse e ne uccise un altro, i due si guardarono ed insieme si gettarono verso l’ultimo Zombie come per vincere la sfida a chi ne avrebbe uccisi di più ma Sara prese la pistola che aveva sotto la gamba del pantalone ad altezza caviglia e sparò un colpo alla fronte del nemico.
< Ragazzi, sembrate due bambini che vogliono fare a gara per farsi vedere dalla ragazzina di turno… Pensate sia una ragazzina?! > Sara era ancora in posizione pronta a sparare altri nemici. Giò disse:
< Ma no…tu non centri…è una cosa nostra! >
Roberto pensò: “Ora penserà sul serio che voglia prendere il posto di Mike… >
Sara capì che i due avevano agito in quel modo proprio per farle pensare questo, per farla riprendere da quello che le era accaduto ma lei non volle darlo a vedere.
Il resto del percorso verso l’armeria filò liscio come l’olio e una volta dentro Giò spalancò la bocca e cominciò a prendere armi e munizioni. Lì vi erano alcuni borsoni che il ragazzo riempì in fretta e furia, poi si accorse che portarsene dietro tre sarebbe stato troppo d’intralcio e ne riempì uno solo.
< Pesa un pochino ma meglio stare tranquilli, al massimo lasciamo qualcosa per strada. > Disse Giò con aria soddisfatta.
Roberto mise una pistola di piccolo calibro nella tasca destra del pantalone e una in quella sinistra, poi prese una pisola di grosso calibro e la tenne in mano.
“Questa ha un caricatore con un bel po’ di colpi…meglio tenersela come arma primaria” Pensò.
Finalmente il gruppo era pronto a lottare in quella situazione davvero pericolosa che forse, ora, lo era meno. I tre uscirono dall’armeria e passarono d’avanti all’entrata principale, videro che la porta era sbarrata da due mobili e una catena. Da dietro i vetri infrangibili della grande porta d’entrata notarono una cinquantina di Zombie.
Roberto disse: < Bel casino…>
Sara subito dopo disse: < Ho un’idea. Andiamo giù nei sotterranei che danno al garage, ci sono le camionette, sono antiproiettili e ben corazzate, con quelle possiamo uscire fuori e andare via di qui.
< A proposito – disse Giò – Ma qui sono tutti morti? Credevo di trovare più persone in vita… >
Sara si rattristì, in quel momento pensò ai suoi colleghi e non in ultimo a Mike. Roberto fulminò Giò con uno sguardo per poi avvicinarsi a Sara e dirle:
< Dai, accompagnaci giù così ce ne andiamo di qui. > Sara sorrise e si incamminò.
La strada fu breve e senza intoppi. I tre giunsero alla porta che, tramite una scala li avrebbe portati ai sotterranei ma l’intoppo arrivò: non vi era luce.
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Scritto da Domenico Losacco su idea di Gino Paolino
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