venerdì 4 ottobre 2013

"SONO ARRIVATI" (06)

Roberto, Mike e Giò erano finalmente giunti sul tetto della stazione di polizia. Lì, però, nacque subito un problema: la porta che secondo loro avrebbe dato accesso alle scale non c’era, quello era un tetto senza entrate.

Mike, dopo essersi guardato attorno, disse:
< Maledizione! Com’è possibile!? Questo palazzo non è come gli altri. Dovevamo aspettarcelo! >

Subito dopo Giò rassicurò l’uomo dicendo:
< Calmo. Guarda lì… >

Il ragazzo indicò un punto del tetto non molto lontano da loro. Un vetro.
Roberto e Mike si avvicinarono e notarono che su quel punto del tetto c’era un grande vetro a forma quadrata di due metri circa per lato.



< Sotto c’è una stanza, non capisco perché ci sia un vetro ma potremmo romperlo ed entrare! > Disse Roberto.

Giò successivamente notò che in quella stanza vi erano molti scaffali di ferro su cui potevano facilmente arrivare. Il ragazzo poi disse:

< Tutti quegli scaffali sono pieni di cartoni, utensili e quant’altro, sicuramente reggerebbero il peso di una persona e potremmo arrivare giù ma il problema è quel vetro, non sarà certo una passeggiata romperlo. >

Immediatamente Mike caricò il fucile e sparò al centro del vetro. Un forte tonfo dopo il colpo si sentì rimbombare e il proiettile rimase all’interno del vetro creando attorno al punto colpito una serie di crepe.

< Ma sei pazzo! - Gridò Giò - Poteva rimbalzare e ammazzare uno di noi! >

< Ma non è rimbalzato…per cui… > Rispose Mike…

Roberto cominciò a colpire il vetro con l’ascia e Giò con la mazza. In poco più di due minuti il vetro si ruppe e i tre, lentamente, riuscirono a scendere in quella stanza dove erano contenuti i vecchi archivi con le carte non ancora trasposte in digitale.

Già pensò: “Perfetto, l’armeria si avvicina. Non vedo l’ora.”

Mike e Roberto invece non pensarono a nulla, il primo voleva trovare sua moglie mentre il secondo voleva solo restare in vita.

In quella stanza non c’era nessuno. I tre uomini si diressero verso la porta per uscire da quella stanza e Mike, che si mise davanti a tutti, dopo averla aperta per dieci centimetri sentì qualcosa che bloccò l’apertura.

“Che cazz…” Pensò.

Spinse ancora e con forza riuscì ad aprirla per metà ma di colpo si senti uno strano verso e una mano spuntò fuori afferrando la porta. Mike immediatamente mollò la presa e si fece indietro finendo dietro Roberto e Giò, la porta si aprì del tutto e uno zombie che si trovava in ginocchio dietro la porta oramai entrato cadde in avanti e non si mosse più.

< Che cavolo… > Disse Roberto.

< Sarà morto. > Disse Giò.

Mike passò in mezzo ai due compagni scostandoli, si avvicinò allo Zombie e sparò un colpo di fucile fracassando del tutto la testa del nemico.

< Ora è indubbiamente morto. > Disse Mike girando la testa verso gli altri e caricando il fucile.

Roberto sottovoce disse:

< Che gli prende? Sembra Rambo… >

Mike era come rinvigorito dal fatto che finalmente era giunto nel luogo in cui presumibilmente avrebbe trovato sua moglie Sara e adesso nulla avrebbe potuto fermarlo.

Immediatamente dopo aver sparato allo Zombie, Mike, e di seguito i suoi due compagni, si diresse nel corridoio che si trovava appena usciti dall’archivio; stranamente tutto era silenzioso. Lentamente e con la guardia alta i tre superarono alcune porte e ne intravidero una aperta.

< Attento. > Disse Roberto a Mike che si prestava ad entrare.

Mike con un cenno della mano fece capire a Roberto di non preoccuparsi ed entrò nella stanza. In terra vi erano alcuni Zombie o semplici persone morte, era difficile capirlo perché tutti erano coperti dal sangue. Mike senza pensarci un attimo cominciò a toccare e ribaltare i corpi che si trovavano di faccia a terra.

< Fortunatamente qui sembra non esserci mia moglie… > Disse.

Giò intanto vedendo la disinvoltura con la quale Mike cercava fra i corpi disse:

< Ma cazzo, ti rendi conto che se uno di quei corpi è sveglio ed è Zombie ti morde e sei fritto? Usa la punta del fucile almeno, non rischiare in questo modo! >

Roberto ribadì la cosa e Mike tornando nel corridoio disse sottovoce:

< Tanto…ormai… >

Roberto capì qualcosa ma non comprese il senso di quelle parole. Stava per chiedergli di ripetere ma un rumore si sentì dall’altro lato del corridoio. Questa volta Giò fu più lesto di Mike superandolo dirigendosi per primo verso la zona del rumore; lentamente i tre si avvicinavano e cominciarono a sentire uno stranissimo fruscio.

< Che cos’è? > Disse Giò.

< Sembrano Topi che mangiano…> Disse Roberto.

Uno Zombie stava mangiando un poliziotto e quando i tre amici lo videro, la creatura si voltò e scattò verso di loro; Roberto però senza batter ciglio con un forte colpo d’ascia lo uccise.

< Non male! > Disse Giò che poi fissò il povero poliziotto. Si avvicinò al copro e con la mazza, come preso da follia, distrusse letteralmente il cranio di quell’uomo.

< Hai fatto bene. > Disse Mike che continuò dicendo: < A ore si sarebbe trasformato vero? >

Giò guardò il povero poliziotto e disse:

< Non so, non ho ancora visto nessuno trasformarsi e anche se l’avessi visto, non sapendo da quanto tempo fosse stato morso, non potrei comunque rispondere alla tua domanda. Potrebbero volerci solo pochi minuti magari… >

< Non credo - Disse Mike - credo ci vogliano ore. >

Roberto sorrise e dando una pacca sulla schiena dell’amico disse:

< Dici? E che ne sai tu? >

Mike rise di buon gusto e rispose dicendo:

< Infatti non lo so! E’ solo una sensazione… >

Di colpo un grido di donna si sentì nelle vicinanze.

< E’ Sara! > Gridò Mike che scattò verso la direzione da cui provenne il grido.

Quando Mike svoltò sulla destra del corridoio in cui si trovava, vide che uno zombie stava colpendo il vetro superiore di una porta chiusa. Il vetro si ruppe e Giò, capendo che la donna si trovava oltre quella porta, non diede altro tempo alla creatura di fare qualcosa che prendendola per la camicia, la sbattè in terra e come al solito, le fracassò il cranio con la mazza mettendola a tacere per sempre.

Mike immediatamente guardò oltre il vetro e vide sua moglie Sara che, anche se insanguinata, sembrava stare bene, aspettò che la donna aprisse la porta per poi stringerla in un intenso abbraccio. Roberto e Giò sorrisero ed in quel momento Sara disse:

< Mike, vacci piano mi fai male… > E sorrise anche lei.

< Dai Mike, finita questa storia potrai fare tutto ciò che vuoi con tua moglie, ora non mi sembra proprio il momento! > Disse Roberto per poi scoppiare a ridere insieme a Giò.

Mike però cercava di staccarsi dalla moglie che stava stringendo sempre più forte ma non ci riusciva, in quel momento si pentì di non aver detto agli altri cosa gli fosse successo qualche ora prima quando fu attaccato a in casa prima di incontrare Roberto. In quell’istante voleva tanto dire che era stato morso alla caviglia, che probabilmente quei minuti in cui era stato male erano dovuti all’infezione subita e tanto altro ma purtroppo ora era tardi; Mike emise un grido molto sottile, inconfondibile, lo stesso grido che sia Giò, sia Roberto, sia Sara avevano sentito in quelle ore. Mike ormai era diventato uno Zombie e solo la sua forza di volontà in qualche modo ancora integra nella sua mente che lottava con la trasformazione, gli permise di non mordere Sara che però continuava a stringere. Forse quell’abbraccio era l’unica cosa che lo teneva ancorato al suo essere, essenza che lentamente si stava affievolendo e lì Roberto capì che doveva intervenire. Prese per i capelli Mike cercando di allontanare al massimo la sua testa da quella di Sara prevenendo un eventuale morso, Giò invece tentò di staccare i due da quell’abbraccio ma la sua forza non bastò. Sara da qualche secondo non riusciva a respirare, sembrava svenuta. Roberto comprese che andava fatto ciò che andava fatto, spostò indietro il braccio destro nel quale impugnava l’ascia, caricò al massimo la sua forza e disse:

< Mi dispiace… >

Roberto conficcò l’ascia nel cranio di Mike che immediatamente cadde in terra, Giò prese Sara e l’accompagnò delicatamente sul pavimento per farla riprendere. Roberto subito dopo si accasciò in terra e cominciò a piangere guardando il corpo dell’amico…la situazione si era fatta imprevedibile, avevano finalmente trovato Sara ma avevano perso Roberto, cos’altro sarebbe accaduto?

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Scritto da Domenico Losacco su idea di Gino Paolino

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