giovedì 3 ottobre 2013

"L'impresario"

Un uomo sulla sessantina, in buona forma, con le spalle larghe e con quel che gli rimaneva di quella che doveva essere stata una grossa pancia,  prima del "Virus", stava camminando lentamente lungo il quieto cimitero, spingendo una rotonda botte contenente diversi strumenti e una carabina.
Indossava un elmetto da operaio dotato di una luce anteriore, una spessa giacca da caccia, pantaloni da lavoro sporchi e stivali con puntale d'acciaio così usati che era possibile vedere l'acciaio sotto la pelle strappata.
Si fermò accanto a una pila di cadaveri alta 4 metri, posò il barile e si guardò intorno un po' a lungo, senza fare rumore. Gli bastava guardare ma soprattutto ascoltare, alla ricerca di eventuali segnali di qualunque presenza nella zona, viva o morta che fosse.
Quando fu sicuro della sua solitudine, afferrò un badile e cominciò a scavare.
Aveva un ritmo regolare, i carichi non erano troppo grandi e lui era continuo nei suoi sforzi, mentre il buco si faceva sempre più grande e più profondo col passare dei minuti.
Prese brevi e regolari pause per respirare e ascoltare di nuovo. Non aveva alcun sensore di movimento o torcia elettrica con lui, solo una radio ad onde corte nel caso in cui si fosse trovato in difficoltà.
I tipi che lo pagavano per seppellire i corpi volevano tenerlo in vita il più a lungo possibile perché era efficiente e, soprattutto, perché avevano un sacco di cadaveri di cui sbarazzarsi; e, a volte, non solo di quelli "ritornati", ma anche di quelli semplicemente morti.


Uno dei suoi compiti era quello di rompere loro il cranio, come noci di cocco, sempre e comunque, anche di quei cadaveri con i fori di proiettile nella testa.
Non si sa mai, d'altronde, in casi come questi.
Era il suo modo di fare per essere sicuro al 100% che ciò che avrebbe sepolto sarebbe rimasto sepolto. L'unico modo in cui poteva onestamente garantire il suo lavoro.
Avrebbe dovuto sempre rompere loro il cranio, ma quel giorno, qualcosa doveva averlo infastidito o gli aveva impedito di svolgere correttamente la sua routine perché non aveva ancora toccato i cadaveri e aveva iniziato a scavare subito.
In effetti, aveva qualcosa in mente...

Autore: Nash

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