martedì 8 ottobre 2013

"Benedetto colui che viene"

"Nel nome del padre, del Figlio e dello Spirito Santo..."

Comincia così quest'altra giornata per padre Browning, rintanato per il quarto giorno consecutivo nel suo umile e minuscolo appartamento sopra la sua chiesetta di una periferia ormai desertica.
E più volte durante il giorno reciterà i soliti passi rituali della Santa Messa, predicandosela da solo, dandosi i sacramenti da solo, confessandosi da solo e benedicendosi altresì.

Non gli rimaneva granchè da fare, vistosi circondato dagli zombi e avendo la cappella piena zeppa di quei cosi, si era rinchiuso nella sua piccola fortezza, sicura almeno per il momento, armatosi della sua forte fede e delle misere razioni di cibo e acqua rimaste. Doveva e voleva sopravvivere, in cuor suo pensava che con forza di volontà e l'aiuto del Signore ne sarebbe uscito da quello scherzo del destino che si era insediato nella sua Sacra Chiesa, inviolabile casa di Dio, trasformatasi ora in un bell'inferno del cazzo!
L'ultima cosa che prese dalla sacrestia prima di chiudersi e barricarsi dentro fu la coppa dell'eucaristia, alla quale non avrebbe rinunciato per niente al mondo...sarebbe morto piuttosto.

Sopravvivere...non era facile per niente.

E nemmeno pregare...la sua mente era umanamente sconvolta dai fatti che lo circondavano, dai rumori e dal frastuono di quelle creature che erano a pochi passi da lui e che gli davano la caccia.
Tutto era cominciato pochi giorni prima, quando vide rientrare Ines, la sua perpetua, con una vistosa ferita sulla mano. Lei raccontò al prete ciò che le era capitato, gli raccontò di quello che succedeva in città, anzi, nelle città. E di primo impatto stentò a crederle, ma padre Browning nutriva una fiducia incalcolabile verso quella donna che conosceva da molti anni e che lo assisteva con maniacale cura.
Poi molto presto si trovò ad affrontare il fattaccio, la realtà nuda e cruda davanti ai suoi occhi...i suoi occhi da Cattolico. La sua vita era minacciata da quella che prima faceva parte delle persone più importanti, trasformatasi poi in un mostro affamato di carne umana.
Non ebbe il coraggio di respingere gli attacchi di Ines con la violenza, per cui riuscì a buttarla fuori dall'appartamento facendola ruzzolare giù per le scale, poi tra i banchi della chiesa fino a portarla fuori.
Nel momento stesso in cui aprì la porta sul retro della cappella si rese conto dell'incredibile.

Una folla di questi esseri, come la povera Ines, si era impadronita dell'enorme spiazzo verdeggiante che circondava il Santo suolo del parroco e puntava dritta nella sua direzione.
Non ebbe molto tempo per pensare, si girò di spalle e prese a correre.
Sacrestia - coppa delle ostie - scale (salite a due per volta) - appartamento.

Nel chiudersi dietro il suo pensiero si soffermò a circa un anno di distanza da li, a quando finalmente si convinse, su consiglio insistente di Ines, di farsi montare quella porta blindata a prova di scasso. Vivendo praticamente isolato dalla città era quasi doverosa come precauzione.

Si era rivelata adesso una decisione MIRACOLOSA!
"Prese il pane, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli e disse..."
Dopo l'ultima messa detta all'imbrunire, padre Browning solitamente rifletteva qualche minuto sui suoi peccati, confessandosi direttamente a Dio e poi cenava...si fa per dire.

Ma la sera del quarto giorno, dopo una lunga confessione, decise di cenare diversamente. Pensò all'ultima cena di Cristo e decise che quella poteva essere anche la sua. Mangiò quasi tutto quello che c'era, si mise in forze, attese un paio d'ore tra una passeggiata e l'altra e poi decise.

Aveva fatto una scelta, una scelta difficile, una decisione che quella sera valeva una confessione molto più lunga del solito, perchè quello che voleva fare doveva farlo con mente lucida e cuore sereno.

Si voltò e da quell'altarino posto alle sue spalle, riarrangiato precariamente per le sue funzioni, prese tra le mani un candeliere d'oro, bello massiccio. Pesante si, ma non troppo.

Era giunto il momento.
Voleva sopravvivere e se fosse rimasto li sarebbe morto. Nessun malato di mente ancora vivo si sarebbe avventurato in quella maledetta chiesa in cerca di sopravvissuti o soccorsi.

Doveva fare qualcosa lui.
Era quasi l'alba quando il suono del chiavistello che si sbloccava e delle mandate di chiavi che aprirono la porta blindata, rimbombarono nell'aria come un grido nella notte.
Il cuore gli batteva fortissimo e le gambe tremavano. I suoi respiri si fecero corti e affannosi.
Scese le scale indisturbato e prima di entrare in chiesa accese tutte le luci dall'interruttore generale accanto alla porta della sacrestia.
D'un tratto le campane cominciarono a suonare all'impazzata, non avendo il timer inserito presero in un concerto senza fine a ripetizione.

Una colonna sonora agghiacciante che faceva da sfondo alle sferzate violente che il prete cominciò a infliggere sui crani di quei bastardi, il candeliere d'oro rifletteva le mille luci della casa del Signore, splendeva come non mai, di speranza e di forza cominciando piano piano a impregnarsi di sangue e pezzi di carne.

Ce ne erano un bel pò all'interno della chiesa e presto il richiamo delle campane ne avrebbe attirati molti altri.

Ma il prete con determinazione, quasi fosse un esperto conoscitore di strategie militari, ben si destreggiò tra i banchi di preghiera, riuscendo a suddividere e disseminare le sue vittime così da affrontarne uno per volta.

Non si sarebbe fermato. Avrebbe continuato a massacrare teste finchè non sarebbe uscito da li, ma...

Aveva dimenticato Ines, per un attimo l'aveva dimenticata e ora trovarsela di fronte in quella situazione gli aveva giocato un brutto colpo. Il candeliere non splendeva più, oramai era lurido di materiale putrefatto da coprire la bella e lucente smaltatura dorata.
E come se fosse diventato più pesante, padre Browning abbassò le braccia mentre Ines e altri due compagni scarniti gli andavano incontro.
No...non l'avrebbe colpita purtroppo...lei no.

La corsa era finita...male per il povero prete, che rassegnatosi adesso cercava di capire quale fosse il disegno che Dio aveva creato per lui.
L'ultimo gesto da fare era uno solo...mollò il pezzo d'oro e cominciò a farsi il segno della croce.
"Ma benedetto è colui che viene nel nome del Signore!!!!!"
Non fece in tempo a terminare il "Nome del Padre" che un grosso SUV entrò a gran velocità dritto dritto in chiesa, come un tuono nel bel mezzo dell'oceano.

Investì diversi banchi e sei o sette di quei cosi ambulanti scaraventandoli per aria.

Si fermò e dal finestrino del tettuccio venne fuori l'angelo sterminatore.
Un tipo dalla classica aria da tosto, stempiato ma coi capelli ingelatinati raccolti in una coda di cavallo, baffoni alla metallara, canotta nera mezza strappata, una collezione di tatuaggi illeggibili, bracciali borchiati e con in mano un MG 42 che, in qualità di candelabro, faceva molta più luce adesso di quello usato dal prete.
Fu lui a sbarazzarsi degli zombi rimasti in chiesa che minacciavano padre Browning e una volta terminato il "lavoro" scese e si incamminò sicuro verso lui.
Non disse nulla...si avvicinò e chinò il capo davanti al prete, il quale con la mano appoggiata sulla testa dello sterminatore disse: Che tu sia benedetto figliolo.

Lui sorrise e poi rispose: Mi chiamo Phil. Venga con me padre.

Autore: Vyns

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